Scritti di Dario Dall'Olio:
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L’INSEDIAMENTONEOLITICO A FARRA DI MEL


A seguito di scavi per la realizzazione di uno scarico per alcune abitazioni nella periferia di Farra di Mel, località Palude delle Màcie, sono apparse testimonianze di grande importanza per la storia bellunese, Alla profondità di circa un metro si vedeva infatti, sopra uno straterello di ghiaie, una spessa linea scura che tratteneva all’interno una cospicua quantità di frammenti di selce lavorata e di antiche ceramiche. il proprietario del terreno, resosi immediatamente conto dell`importanza storica dei reperti, ha civilmente consentito una sollecita verifica di studio. La vigile attenzione del prof, Carlo Mondini, ispettore onorario della Soprintendenza, e di Eugenio Padovan, prontamente avvertiti, ha consentito il recupero di parecchio materiale tutto riferibile all`età neolitica.
Il ritrovamento in questi insediamenti di piccoli elementi di falcetto, scriveva Mondini nel volume "Archeologia bellunese" (ed.Trabella), ci indicano la pratica dell’agricoltura e quindi il passaggio dall’economia fondata sulla caccia e raccolta, a un economia agricola e di allevamento che richiede non la temporanea frequentazione, ma lo stanziamento a carattere continuativo da parte di comunità preistoriche.
Il posizionamento di un pozzetto nei pressi, e necessario ampliamento dello scavo, unito all‘intervento specifico del geologo bellunese Armando Comin con opportune prospezioni geologiche, ha dato una prima sintesi della zona interessata. Un ritrovamento quindi di grande importanza per le frequentazioni antiche della Valbelluna e di cui il volontariato attivo di svariate persone ha permesso lo studio. E pensare che poco distante una grande superficie di terreno da parecchi anni è stata interessata da notevoli fasi di lavori di scavo per la realizzazione di una zona artigianale e nonostante alcuni ritrovamenti sporadici e segnalazioni agli enti preposti si è sempre avuto uno scarso interessamento ed una estrema sottovalutazione della potenzialità storica.
L’atavico e irriducibile timore di lungaggini scarsamente produttive e perdite di tempo che normalmente non consentono l’effettuazione di alcuna ricerca, nel caso della capanna neolitica della Palude delle Macie ha avuto un felice epilogo contribuendo a scrivere una parte inedita della lunga storia bellunese.


Dario Dall’Olio
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